Cari amici viaggiatori,

il 2019 è iniziato da pochi giorni e già mi ha convinto a lanciarmi in una nuova sfida per questo blog.

A partire da oggi, i contenuti saranno aggiornati con più frequenza e inaugurerò una rubrica in cui vi parlerò un po’ delle varie tipologie di turismo, una questione a me molto cara. Purtroppo ancora oggi quando si parla di turismo si tende a pensare al mare o ai “musei”, ma il turismo comprende tante cose. Forse nemmeno ce ne accorgiamo, ma quando scegliamo una meta in realtà scegliamo un modo in cui vogliamo viverla, un aspetto che vogliamo scoprire a fondo.

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L’idea per il primo articolo mi è venuta guardando le foto che il Lupo, mio fedele compagno di viaggio e di vita, mi ha mandato da Roccaraso, famosissima località sciistica sugli Appennini abruzzesi, conosciuta non solo perché “è più fredda della Norvegia”, come recentemente ha affermato l’irriverente Checco Zalone, ma anche per la qualità delle piste e dei servizi offerti.

 

Trovo interessantissima l’introduzione dello SkiPass Alto Sangro che permette agli utenti di divertirsi sugli oltre 130 km di piste acquistando un unico biglietto.

Mentre guardavo le foto, però, mi son chiesta: ma la Settimana Bianca esiste ancora?

Molti di voi mi risponderanno di sì. Abbiamo il feed di Instagram pieno di foto di conoscenti e amici che hanno scelto la montagna per una pausa invernale.

Alla fine dei conti, quindi, il Turismo dello sci sembra essere una di quelle tipologie di turismo che non vanno mai in crisi.

Eppure non è così.

La neve è scesa copiosa soltanto sugli Appennini, mentre gli impianti alpini, mete che offrono servizi e paesaggi da sogno, sembrano soffrire visibilmente della mancanza di nevicate.

La Valle d’Aosta l’anno scorso, contava  un calo complessivo del 10 % (fonte International Report on Snow & Mountain Tourism). E lo stesso vale anche per altre regioni dell’arco alpino.

A quanto pare, anche per gli amanti dello sci, la bellezza del luogo non basta più. I turisti oggi vogliono di più. Vogliono esclusività e strutture adeguate alle loro esigenze.

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Inoltre, su questa tipologia di turismo, incombe un pericolo ancora più grande: il cambio climatico.

L’aumento delle temperature e delle precipitazioni piovose provocherà una riduzione dell’innevamento delle montagne con conseguenze dirette sia sul tradizionale paesaggio montano che sul turismo. Le aree innevate potrebbero diminuire dall’ 84% al 62,5% rispetto alle superfici attuali. Già dal 2030 non si avranno precipitazioni nevose certe al di sotto dei 1300 metri.

Anche l’utilizzo delle neve artificiale, a lungo andare, può provocare danno all’ecosistema, in quanto la neve artificiale altera la permeabilità del suolo rendendo il territorio più incline a frane e inondazioni.

Quindi tra pochi anni la settimana bianca cesserà di esistere? 

Beh, nessuno vuole essere catastrofista. Di certo tutti gli operatori del settore devono seguire l’unica strana percorribile che è quella della sostenibilità: bisogna migliorare l’efficienza energetica degli impianti, destagionalizzare i flussi turistici e favorire la mobilità elettrica nelle zone montane.

Un bell’esempio lo sta già fornendo il Trentino Alto Adige, che conta di dotarsi entro il 2020 di 7 sette treni elettrici e 5 bus cittadini sempre elettrici.

Insomma, innovazione e sostenibilità per un turismo dello sci nuovo e competitivo.

A presto

La Rondine

P.s. Nell’articolo ci sono le  foto di Roccaraso, compresi anche i deliziosi piatti delle cene in montagna, presso il ristorante del rifugio Hotel Rifugio Principessa Giovanna.

 

 

 

 

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