Cari amici viaggiatori,
questi giorni il caldo ci sta stringendo in una morsa infernale che sembra non volerci dare alcuna tregua. Non piove da mesi ormai e, a risentirne, sono soprattutto i nostri campi e le coltivazioni di ulivo e mandorle che sono alla base dell’economia rurale della mia zona di provenienza e del mio paese, Toritto.
E, visto che le previsioni meteo non sembrano darci speranze di precipotazioni a breve termine, l’unica strada possibile sembra quella di ricorrere agli antichi riti cristiani di invocazione delle acque.
Sì, proprio così, queste tradizioni, per fortuna, esistono ancora e sono intrise di storia, fede profonda e devozione. Ci raccontano di tempi remoti, di processioni nei campi e preghiere alle prime luci del mattino.
Già nell’Antica Roma, le matrone, a piedi scalzi e con le lunghe chiome sciolte, durante la cerimonia dell’Aquilicium facevano rotolare massi dal Campidoglio e invocavano Giove Pluvio, simulando il rumore del tuono.
Papa Gregorio alla fine del VI secolo istituì le Rogazioni, che sostituivano i riti pagani ad pluviam petendam con la preghiera e le processioni.
In Veneto ancora oggi, durante i periodi di siccità, si realizzano delle croci con rami di ontano che poi vengono portate in processione e lasciate all’ingresso dei campi, per propiziare l’arrivo della pioggia o per proteggere i raccolti dal rischio di calamità naturali.
Anche il mio paese ha sofferto, nel corso dei secoli, lunghi ed estenuanti periodi di siccità, considerata forse il male peggiore per il paese, in quanto la sua economia è fondamentalmente agricola.
In questi casi, Toritto si affida a Maria Santissima delle Grazie, Patrona del paese e venerata in una chiesetta settecentesca che sorge al centro di una delle due piazze principali, Piazza Aldo Moro.
In realtà, una piccola cappella dedicata alla Madonna dell’Acqua, così come i Torittesi chiamano la loro Patrona, esisteva già prima dell’attuale costruzione, che fu eretta proprio sui resti della chiesetta preesistente da Ettore D’Urso, facoltoso signore torittese dell’epoca .
La chiesa, che ha una facciata molto semplice, si ergeva a ridosso di una delle due porte della città, la Porta Sud.
Sull’architrave della porta è coservata l’iscrizione PROTEGAM URBEM HANC ET SALVABO EAM PROPTER ME (proteggerò questa città e la salverò proprio io): sono le parole della Vergine delle Grazie che si pone come protettrice indiscussa della città, da qualsiasi calamità.
Maria delle Grazie ha protetto la città prima del 1500, cioè quando Toritto, priva di mura, non poteva difendersi dagli attacchi esterni.
L’ha protetta quando proprio a partire dalla Porta Sud, il paese iniziò ad espandersi, dando vita al Borgo Madonna delle Grazie.
L’ha protetta dalle innondazioni, dagli incendi, le malattie, come l’epidemia di tifo del 1721 che lasciò indenne il paese, e dalle guerre, come durante la Seconda Guerra Mondiale: la vicina Sannicandro subiva i bombardamenti nazisti mentre i torittesi si affidavano fiduciosi a Maria e lei decise di regalare la notizia dell’armistizio proprio l’8 Settembre 1943, giorno in cui la Chiesa festeggia la Madonna delle Grazie.
Per celebrare Maria si decise quindi di costruire un Carro Tronfale che viene portato in processione ogni prima domenica di Settembre, in occasione della Festa Patronale, ma di questo magari vi parlerò in seguito.
Il legame tra i torittesi e la Madonna delle Grazie si sente ancora più forte proprio nei periodi di siccità come quello che stiamo attraversando negli ultimi giorni.
Anticamente, quando non pioveva da tempo e le cisterne cittadine erano vuote, si portava l’immagine della Madonna, una statua lignea del ‘700, dalla chiesetta alla Chiesa Madre, dedicata a San Nicola.
I contadini, scalzi, e i giovani del paese con corone di rovi sul capo, seguivano la processione e invocavano la Vergine così:
“Madonna della Grazia, Fontana di ogni Grazia
Veniamo a cercare Grazia, Madonna fanne grazie.”
E anche quest’anno, vista la crisi idrica che stiamo attraversando, il paese ha deciso di affidarsi alla sua Patrona e domani, Mercoledì 9 Agosto, si metterà in cammino dalla chiesetta in piazza alla Chiesa Madre e invocherà la Madonna dell’Acqua, affinchè la pioggia irrighi i campi e dia nuova vita alle colture.
Queste antiche tradizioni sono più attuali di quanto si possa immaginare. La fede resta una componente importante della nostra vita quotidiana e, liberi di crederci o no, rivolgersi ai Santi è un forte atto di devozione che ci tiene legati al nostro passato, dà speranza al presente e costruisce il nostro futuro.
Io per il momento mi limito a raccontarvi queste belle storie di vita contadina del nuovo millennio e vi invito a farne parte. Se non vi sarà possibile fisicamente, almeno unitevi nella preghiera.
La Rondine
3 risposte