Nella settimana dedicata all’olio d’oliva, andiamo a conoscere il mondo del Turismo dell’olio.
Questa settimana ho deciso di dedicarla all’oro verde di Puglia e d’Italia: l’olio d’oliva.
Prodotto cardine della nostra agricoltura, è il fondamento economico di molte regioni italiane, soprattutto di area mediterranea.
I consumatori di olio d’oliva col tempo sono cambiati.
Prima ci si accontentava anche di un olio di bassa qualità acquistato al supermercato, oggi i consumatori vogliono capire che olio stanno acquistando, magari partecipando al processo di produzione.
E qui entra in campo una nuova frontiera del turismo: l’olioturismo.
In questo articolo scopriremo cosa si può fare per valorizzare il nostro olio, in ottica di una ripartenza dei settori agroalimentare e turistico potentemente colpiti dalla crisi da COVID-19.
Andiamo a conoscere meglio il mondo del Turismo dell’olio come ipotesi per la ripartenza.
Il vino viene dal torchio, il caffè dalla macina, l’olio dal frantoio, il profumo dai fiori pressati: quando la vita ci schiaccia, possiamo dare il meglio di noi.
Fabrizio Caramagna
Il Turismo dell’olio: numeri e caratteristiche
Davvero i turisti italiani sono interessati al turismo dell’olio?
Beh i numeri del recente rapporto “La valorizzazione turistica dell’olio“, riportati in questo articolo della Dottoressa Roberta Garibaldi, esperta di turismo enogastronomico, parlano chiaro.
Il 37% degli italiani che hanno partecipato ha questa indagine, ha dichiarato di aver preso parte ad un’esperienza in frantoio nel corso dello scorso anno.
Il 69% degli intervistati sarebbe disposto a parteciparvi in un viaggio futuro.
Capite ora le potenzialità dello sviluppo di un progetto di turismo dell’olio in una terra a spiccata vocazione olivicola come l’Italia?
Nell’era post Covid, i turisti vorranno sicuramente conservare un approccio più sostenibile nei loro viaggi.
Una sorta di profondo riavvicinamento alla terra, quella terra madre che ci offre prodotti meravigliosi.
Dobbiamo farci trovare pronti e per fortuna molte regioni si stanno attrezzando. Prime fra tutte la mia Puglia.
Turismo dell’olio: l’importanza di fare rete
Nel 2016 in Puglia nasceva il Movimento Turismo dell’Olio, traendo ispirazione dal ben più famoso Movimento del Turismo del Vino, che da anni si impegna a diffondere la cultura dell’enoturismo.
Come il vino, l’olio ha uno straordinario valore culturale e conoscere i suoi segreti significa interessarsi della valorizzazione del territorio nel quale viene prodotto.
Altro passo in avanti è stato fatto con l’approvazione della Legge di Bilancio 2020.
Da quel momento il turismo dell’olio entra nel quadro legislativo italiano e viene così equiparato all’enoturismo. Le disposizioni previste dalla legge 27 dicembre 2017 n. 205 vengono quindi estese anche a questa pratica turistica.
Bene, cosa possiamo fare per essere parte di questa grande trasformazione?
Il discorso è sempre lo stesso: bisogna fare rete!
Un frantoio non può pensare da solo di iniziare a creare eventi di olioturismo.
Per due motivi: mancanza di competenza e poca risonanza. Da soli non si va da nessuna parte!
In Puglia la strada la sta spianando il gruppo di Teging Puglia, progetto ambizioso del quale vi ho parlato in questo articolo.
Entrando nella rete Teging, gli operatori del turismo dell’olio, possono avere sostegno, supporto logistico e formazione.
Solo insieme si possono realizzare grandi cose. Ricordiamo sempre che il turismo non è più solo “farsi una vacanza”.
I nuovi turisti voglio vivere un’esperienza, vogliono innamorarsi di un territorio e portarlo a casa, magari racchiudendolo in una bottiglia d’olio prodotto da soli in frantoio.
Credo fermamente nel potenziale del Turismo dell’Olio per la ripartenza della nostra bella penisola.
Io sono disponibile per consulenze di marketing e per sviluppare progetti di olioturismo, avvalendomi anche della grande mano che TEGing Puglia potrebbe dare agli olivicoltori.
Ripartiamo insieme, l’Italia ha bisogno di noi.
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